mercoledì 1 maggio 2013



L’albero e il bambino

L’albero, il muro e la pietra non pensano, è quello che li rende felici, di una felicità immobile e sconosciuta. Non sanno neanche cosa significhi essere felici. Però lo sono. Poi l’albero non sa volare, mentre la gente e gli aerei si. Ha tante foglie, che si muovono come tante ali, vorrebbe volare, ma non può, perchè il tronco glielo impedisce. E il vento lo tormenta, quando fa freddo e piove, e l’albero non può nemmeno entrare in casa o mettersi il cappotto. Ma in primavera e in estate le sue fronde e i suoi rami danno sollievo ai bimbi che giocano al prato, e fanno da nido alle rondinelle. Chi sa, forse l’albero vorrebbe essere una rondinella o un cagnolino, e correre e volare in giro lontano dal vento e dal sole che scotta. E forse anche un bimbo vorrebbe essere un cagnolino o una rondinella e così forse il bimbo potrebbe parlare con l’albero. Forse. Ma l’albero non ha la bocca, e quindi non potrebbe rispondergli. E non ha nemmeno gli occhi e non può vederlo, perchè sennò il bimbo avrebbe potuto fare un disegno così l’albero l'avrebbe capito. Allora il bimbo decise di fare una carezza sul tronco dell’albero, per fargli sentire come sono le carezze della mamma. L’albero non poteva fargli una carezza, ma le foglie si mossero e lo sfiorarono, e il bimbo decise che quello era come una carezza. Ma le carezze della mamma erano più belle delle foglie dell’albero. In mezzo al tronco degli alberi c’è sembre un buco profondo, e si dice che quello sia il dolore dell’albero, come un buco nell’anima, per tutto ciò che l’albero vorrebbe e non può fare. Anche le persone hanno dei dolori, e le altre persone li aiutano. Ma nessuno aiuta gli alberi, che ogni tanto prendono fuoco negli incendi e vanno in fumo. E restano solo i carboni e la cenere. Ma il picchio, il cagnolino e il bimbo tornano spesso sotto quell'albero, e sperano che non muoia mai.