Assoluto silenzio
L’assoluto silenzio, la mancanza
estrema
di un qualsivoglia flebile, malcelato segno, distrugge,
nella quiete, i nostri cuori.
Si perdono gli animi, e il vero nemico è il destino avverso
di chi ci sta intorno.
In battaglia o in guerra, non si va mai soli. Se un cencioso
stendardo onore non fa alla sua terra, la vittoria gli ridà la gloria, e il suo
popolo ritrova comune afflato.
Il vecchio piega il foglio antico, da immemori anni
rinchiuso nel cassetto intarsiato in legno scuro. A grandi lettere, sedata, la
sua grafia. Giovane, appose egli allora gli affastellati pensieri poetanti.
Rigira il foglio tra le mani, per metà tinto di grigio e
ocra, certo dovuto a sigari e cenere di venti e più anni or sono. Ricordò con
quale penna e in che stanza fu scritto. Le opposte mozioni, i fischi, le grida,
le promesse disdette, le minacce, il turpiloquio, l’offesa. L’orgoglio e la
pena.
Fu come un istante, rivide sua moglie al suo fianco. Si
lasciarono come si lascia un lungo, caldo sogno. Lieta figura di coppia
rappresa, incastonata nella cornice nuziale. Gabbia dell’anima, quella. Come
guado insicuro, o sabbie mobili, fu rada e perdurante illusione. Sempre tesa
all’orizzonte, che diventa sabbia e pietre, e mare, e sale e sole.
Sentiva, ella ormai, di non sentire più. Di non vedere più.
La morte e la notte pensarono a strappargli quel sogno. Il suo seguito, cifra
vitale, veglia sangue e dolore che pulsa in vene bluastre, fu il prosieguo e
l’ignoto.
Il vecchio posò il foglio, sentì il suo fiato nel fumo del
sigaro, seppe distinguere il suo nome da quello di tanti altri, giovani, bimbi,
donne, uomini, che sanno contare le stelle, seguire e descrivere i segni del
cielo in mille colori, e pregare ‘Dio nostro, il Signore Gesù’. Si alzò, posò
la giacca, e tornò a sognare.
Nessun commento:
Posta un commento